Torino 2050. Il futuro è di tutti

“Costruiamo insieme il futuro della città” è il sottotitolo dell’iniziativa Torino 2050 proposta in questi mesi dalla redazione torinese del Corriere della Sera. Un’esortazione alla coralità d’azione, alla creazione di un progetto di futuro. Pensando, idealmente, al 2050 come riferimento temporale. Per fare che cosa? Con quali contenuti? Con quali forze ed energie? Ieri sera alla Nuvola Lavazza di via Ancona a Torino si è svolto l’evento conclusivo, con numerosi ospiti a tirare le fila del dibattito condotto sulle pagine del giornale a partire dall’agosto scorso.

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Da Visegrad con rancore

Sono passati più di trent’anni da quel 15 febbraio del 1991, quando i leader di alcune nazioni che appartenevano al disciolto Patto di Varsavia si riunirono a Visegrad per siglare il patto della speranza. La speranza di un futuro democratico e di uno sviluppo economico ricco di opportunità; di una migliore vita per tutti, libera e serena. E di poter, un giorno, essere accolti in quella Comunità europea di nazioni di cui erano parte prima che le aggressioni nazista e sovietica le mettessero in ginocchio.

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“Allies come back!”

“Allies come back!”. Nella piazza della Borsa di Trieste famiglie e coppie di turisti che si tengono per mano passeggiano indifferenti, intenti nella nobile arte dello struscio. I tavolini dei bar sotto gli ombrelloni sono gremiti. Un branco di lupi di plastica color fucsia, opera del collettivo Cracking Art, monta la guardia alla fontana di Nettuno. Circondata da austere ed eleganti facciate di epoche lontane, la piazza emana un’aria di rilassatezza civile, di cosmopolitismo sedimentato nel tempo, e insieme si respira e occhieggia negli sguardi quella venatura di selvadigo radicata nelle asperità del Carso, o nelle frustate della bora che cala dall’est a sollevare paltò e cappelli prima di scompigliare con gattini e ochette bianche la quieta superficie del mare. L’aria di Trieste è fatta di refoli e correnti, ma anche di persone e di cose e di pensieri che in quell’aria si muovono e che quell’aria respirano.

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I teatrini di Orosei

“Meravigliosa Orosei, con i tuoi mandorli e il tuo fiume e i canneti, che palpiti, palpiti di luce e di vicinanza marina, così perduta, in un mondo da lungo tempo scomparso, indugiante come indugiano le leggende. È difficile crederla vera. Sembra che la vita l’abbia abbandonata da tempo, trasfigurata dalla memoria in puro incanto, remotamente perduta come una perla perduta sulla costa orientale della Sardegna”. (D.H. Lawrence, Mare e Sardegna, 1923).

Ci si avvicina a Orosei con lo sguardo rivolto al mare e alle superbe coste, alte scogliere che si aprono su spiagge e calette, come Cala Luna o Cala Goloritzè, simili a perle d’Oriente, bianche di sabbia e rosa d’oleandro. Oppure, alla maestosa presenza del Supramonte, con la gola Gorropu e Tiscali immerse in una natura selvaggia e sorprendente segnata dal bianco delle rocce e dal verde scuro dei lecci, screziata dal giallo di maestosi alberi di ginestre in fiore. Ma Orosei, piccolo centro a due chilometri dal mare, quali storie può raccontare? Devastata per secoli dalla malaria, bagnata dall’irrequieto fiume Cedrino che di stagione in stagione alternava il corso regolare alle inondazioni, oggi Orosei è una città tranquilla e accogliente, che vive di turismo quasi in clandestinità, con semplicità, senza gli strepiti e la forzata esuberanza di Cala Gonone, sua vicina di costa.

sdr

piazza Sas Animas

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L’ultima battaglia di Emilio Salgari

“… la guerra ha ucciso la guerra, l’ultima battaglia combattuta per mare e per terra fra le nazioni americane ed europee è stata terribile, spaventevole, ed è costata milioni di vite umane, senza vantaggio né per le une né per le altre potenze. Il massacro è stato tale da decidere le diverse nazioni del mondo ad abolire per sempre le guerre. E poi non sarebbero più possibili. Oggi noi possediamo degli esplosivi capaci di far saltare una città di qualche milione di abitanti; delle macchine che sollevano delle montagne; possiamo sprigionare, colla semplice pressione del dito, una scintilla elettrica trasmissibile a centinaia di miglia di distanza e far scoppiare qualsiasi deposito di polvere. Una guerra, al giorno d’oggi, segnerebbe la fine dell’umanità. La scienza ha vinto ormai su tutto e su tutti”. Read More