“In una lettera a Rami, Bassam scrisse che una delle caratteristiche principali del dolore è che prima di tutto esige di essere sconfitto, poi compreso.
(Bassam): Non ho più tempo per l’odio. Dobbiamo imparare a utilizzare il nostro dolore. Investire sulla pace, non sul sangue, è questo che noi diciamo. (…) Noi non siamo privi di voce, per quanto silenzio c’è intorno. Abbiamo bisogno di imparare a condividere questa terra, altrimenti la dovremo condividere con le nostre tombe”.
Colum Mc Cann, Apeirogon, Feltrinelli 2021, pp. 241/279
“Isacco e Ismaele si ritrovano per dare sepoltura ad Abramo. Secondo la tradizione ebraica, la presenza di Isacco e Ismaele sul luogo di sepoltura del padre è indice della loro riconciliazione. E se loro hanno potuto farlo, può essere che anche gli arabi e gli israeliani ci riescano. (…) Molto più tardi Isacco, quando sta per incontrare la sua futura moglie Rebecca, si ritrova a meditare in un campo. Su cosa medita? (…) alcuni sostengono che Isacco pensa al fratellastro Ismaele, di cui sente la mancanza.”
Steve Reich, intervistato da Jonathan Cott. Dal libretto di scena dell’opera The Cave di Steve Reich e Beryl Korot, messa in scena al Teatro Regio di Torino 7-8 settembre 1994.
Apeirogon
Apeirogon è la storia vera di Rami e Bassam, due uomini divisi da un muro che hanno vissuto la stessa storia, la stessa lacerazione, la cui esistenza si è violentemente divisa in prima di e dopo di. Scritta a metà tra reportage e romanzo, in uno stile unico e coinvolgente da una grande penna d’Irlanda, questa storia conferma che le storie degli individui possono essere cartine di tornasole dei grandi eventi mondiali e scardinare il racconto ufficiale di chi sui muri, i confini e le divisioni tra il bene e il male, tra i buoni e i cattivi, tra i fedeli e gli infedeli costruisce le motivazioni dei propri sporchi interessi.
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